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insidie del regime, che sta monopolizzando la vita sociale, contestando alla Chiesa il diritto di associazionismo cattolico, da lui rilanciato come strumento di formazione cristiana e di collaborazione laicale, ma anche come organizzata presenza nella società. Tormentato per quello che vede un po’ ovunque nella società civile come in politica, nel 1931 emana l’enciclica Quadragesimo anno in cui, riaffermando e sviluppando la dottrina sociale di Leone XIII, sente la necessità del più ampio rapporto della Chiesa con la società nella quale cristiani e laici sono chiamati a contribuire più direttamente alla “restaurazione sociale cristiana”.
Molto più nette furono le sue opposizioni alle teorie e alla prassi del nazismo “nuovo paganesimo” e la stessa enciclica Mit brennender Sorge (con ardente preoccupazione) del 1937 costituiva in effetti un deciso rifiuto e una dura condanna dell’ideologia nazista. È lui a volere il giubileo del 1925, il VII centenario della morte di San Francesco d’Assisi nel 1926-27, che più tardi Pio XII proclamerà “patrono d’Italia”, il ritorno del Crocifisso nelle scuole, negli ospedali, nei tribunali. Allo studio e ai mezzi di comunicazione aveva dedicato grande attenzione ed è risaputo il suo impegno nel promuovere la scienza e la cultura con pari zelo e passione. Imponente, negli anni successivi agli accordi, l’opera di realizzazione delle imprese architettoniche nello Stato, assai singolare per le sue dimensioni, 44 ettari di territorio, per la sua natura e missione religiosa, per la sua finalità di Stato sovrano volta a garantire autonomia e pienezza dei poteri del Pontefice, uno dei luoghi più fotografato al mondo, dove arte e natura si fondono in un concentrato di storia che di secolo in secolo l’ha visto protagonista e reso particolare. Con grande sensibilità culturale, Pio XI intese risistemare gli edifici già esistenti apportandovi adeguate modifiche e trasformazioni, coadiuvato, nelle scelte, da architetti e urbanisti di fama e comunque rispettoso di quelle sopravvissute memorie, in piedi da secoli, a dominare il territorio, di cui il tempo proprio qui ha lasciato tracce. E ancora, nell’arco di pochi anni, tra le opere

intraprese e portate a termine, frutto di sinergie e oggetto di frequenti riunioni dei delegati per i pubblici lavori, si notano i diversi edifici destinati alle varie attività di servizio: dai palazzi del Governatorato e del Tribunale a quelli di Radio e Poste, alla Pinacoteca inaugurata nel 1932. Man mano e abbastanza velocemente anche i lavori per dotare lo Stato di una stazione ferroviaria, di nuove porte d’accesso, di fontane, statue, cortili, giardini ricchi di alberi secolari e piante rare, di un colore verde intenso, ebbero l’approvazione e la benedizione di Pio
XI.

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Nei primi giorni di febbraio del 1939, proprio nel decimo anniversario dei Patti Lateranensi, Pio XI è grave, una malattia gli impedisce di parlare ma sente che l’Italia è sull’orlo di una nuova guerra e prega per scongiurarla. C’era un fervore e un clima di grande attesa per un suo discorso che si supponeva duro e assertivo per la ripresa della persecuzione da parte del fascismo contro le organizzazioni cattoliche accusate di intervenire anche in campo sociale: un discorso che il Papa non poté pronunciare per la morte sopravvenuta il 10 febbraio, il giorno prima.
Lo Stato della Città del Vaticano, che deve la sua esistenza in gran parte alla paziente e lungimirante lavoro di Pio XI, conserva ancora delle particolarità, a cominciare dalla sua posizione di enclave nel territorio italiano. Però, mai dimentica la ragione della sua esistenza, cioè quella di garantire un sostegno territoriale sovrano alla missione spirituale universale del Papa, Successore di Pietro.

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