Il nostro percorso a ritroso, iniziato con la cantica del Paradiso
e successivamente con quella del Purgatorio, ci
porta all’inizio del viaggio di Dante: nella dimensione dell’Inferno,
il regno del peccato. La realtà della trasformazione
e della purificazione spirituale che l’essere umano
compie nella propria vita, nell’ ottica del poeta, passa necessariamente
attraverso la fase del dolore e del perdono. Il significato caro alle dottrine alchemiche, cui il sommo
poeta fa chiaro ed espresso riferimento, appare nella sua
interezza: il ferro, ovvero la condizione di peccato in cui
vive l’essere umano, subisce la trasmutazione in oro nel
riconoscimento dei propri peccati, nell’ espiazione di questi
e nel perdono finale, dove avverrà finalmente la percezione
e la contemplazione di Dio. Il ferro, materia oscura e
dura per eccellenza, diventa metafora della pesantezza e
dell’oscurità di cui si nutre il concetto del peccato; l’oro,
materia luminosa, preziosa e di inestimabile valore, raffigura
la dimensione della “vera” vita, del ricongiungimento
con Dio, del perdono. La reperibilità dell’oro non è certo
facile o istantanea o di immediato raggiungimento, non è
quindi casuale il parallelismo con questa materia: si tratta
di una difficile e talvolta dolorosa via che ognuno di noi
percorre nella propria vita. L’esperienza del perdono rappresenta
il vertice di questo percorso ed il significato profondo
sul quale è basato il percorso Cristiano. |
Dio non costringe l’uomo a seguirlo,
ma al contrario “accoglie” sempre e comunque l’anima
sinceramente penitente, questa è la vera rivoluzione
dell’eredità messianica e del messaggio
Cristiano, declinato nella religione
cattolica, su cui Dante basa con evidenza
incontrovertibile la sua intenzione. Tutte le
anime descritte da Dante, cadute nell’Inferno,
a un certo punto della loro vita terrena
hanno partecipato in qualche modo al
male, lo hanno scelto, e sono di conseguenza
dannate, sono sottoposte ad un
paradigma decadente del concetto di vita;
ma contemporaneamente le stesse anime
che comunicano con il poeta esprimono
con grande dolore e commozione la nostalgia
ed il rimpianto della grande occasione
sprecata: la via verso l’amore. La natura
del contrappasso, geniale espediente
del poeta, esprime sempre con estrema
analisi il concetto del “ritorno”: gli spiriti
dannati vorrebbero tornare indietro, ma
non possono più farlo, Il loro dolore infatti
si rigenera continuamente, senza potersi
mai sfogare, in un cerchio eterno che non conosce fine.
L’apice di questa tragedia viene rappresentato nell’ultimo
canto dell’ Inferno con la visione di Lucifero: la perfetta antitesi
di Dio, essere mostruoso che soffre a sua volta e fa
soffrire le anime per l’eternità. La simbologia del dominatore
dell’Inferno appare chiara: Lucifero è il contrario speculare
della figura di Dio; la natura dell’amore divino penetra
ovunque e, nella rappresentazione poetica, Dio ovunque
muove le anime, i cieli e le stelle, in un moto incessante
che genera la luce del Paradiso. |
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