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Periodico dell'Associazione

 

News 2022

8 Dicembre - Immacolata Concezione
Giovedì, 8 Dicembre 2022, Santa Messa per la Solennità della Immacolata Concezione presieduta da Mons. Joseph Murphy e concelebrata Mons. Ivan Santus e Mons. Massimiliano Boiardi presso l’Altare della Cattedra nella Basilica Patriarcale di San Pietro in Vaticano. Nell’omelia, Mons. Murphy, invitando gli astanti a riflettere sul dogma dell’immacolata concezione, ha sottolineato la centralità della Santa vergine nel piano di Dio. Tutta bella e tutta pura sei o Maria, la colpa originale non ti tocca. Così una antifona della liturgia esprime il motivo della nostra celebrazione dando espressione alla nostra gioia e al nostro stupore nel contemplare Maria la madre di Gesù tutta bella e tutta pura. In questo giorno l’otto dicembre 1854 qui nella basilica vaticana il Santo padre Pio IX° proclamò il dogma della immacolata concezione in questi termini: la beatissima vergine maria dal primo istante della sua concezione per una grazia e un privilegio singolare di Dio onnipotente, in previsione dei beni di Gesù Cristo salvatore del genere umano , è stata preservata intatta da ogni macchia del peccato originale. Con questa definizione dogmatica il pontefice volle formulare un conciso e preciso quanto creduto dai fedeli fin dai primi secoli circa il concepimento di Maria santissima vista la missione che Dio padre voleva affidarle. Maria infatti svolge un ruolo essenziale nella realizzazione del potere di Dio della salvezza per riparare i peccati dei propri genitori e salvare il genere umano. Dio padre ricco di misericordia per il grande amore con il quale ci ha amato ha deciso di inviare suo figlio per preparare una degna dimora per lui. Dio padre ha scelto Maria e l’ha preservata dal peccato fin dal primo momento della sua esistenza. Tutti noi siamo peccatori redenti. Anche Maria pur non avendo mai peccato è redenta dal peccato. Maria è senza peccato perché è stata preservata da ogni macchia grazie al sacrificio di Cristo. I meriti che Cristo ha vissuto sul calvario furono applicati anticipatamente a sua madre Maria dal momento della concezione di lei. Maria dunque fu preservata dal peccato originale in previsione della Morte di suo figlio. Nel momento della annunciazione, l’angelo Gabriele saluta Maria con la parola eucaricomen – piena di grazia – o più esattamente colma di grazia. Con queste parole l’angelo riconosce quanto Dio ha già compiuto in Maria, colmandola della sua grazia prima di chiedere il consenso di Maria ad essere madre di suo figlio. Tutto in Maria è grazia. Maria è risplendente. Tutto in lei ci attira. Maria tutta bella, tutta pura. Maria ci fa vedere l’essere umano secondo il piano di Dio. Nell’antifona odierna abbiamo pregato Dio padre di concedere per intercessione di Maria di venire incontro a l’umanità in santità e purezza di spirito . questo è il disegno di Dio per l’umanità. Come dice San Paolo nella lettera agli Efesini (Ef 1,3-6.11-12) che abbiamo appena ascoltato Dio padre ci ha scelti in Cristo prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati, predestinati ad essere figli adottivi mediante Gesù Cristo. Dio ci vuole come figli e questa è la nostra vocazione. Essere figli di Dio è un dono straordinario al di la di tutto ma richiede una risposta, quella di accogliere la grazia che Dio ci offre, da una parte togliendo il peccato e tutto ciò che potrebbe rappresentare un ostacolo un intralcio al nostro progresso e dall’altra vivendo in cristo proseguire il cammino della santità e il precetto della carità. Maria santissima che onoriamo oggi con grande gioia e filiale affetto ci invita a chiedere la sua intercessione e ci mostra la strada della santità fondata su Dio, sulla fede, sulla fedeltà, sulla purezza, sulla perseveranza, sulla carità. Maria è tutta bella perché è tutta pura. Il Suo spirito, il suo cuore, il suo corpo sono puri perché rivolgono lo sguardo a Dio l’unica ancora della sua esistenza. La sua vita è interamente incentrata su Dio. Ella incarna la beatitudine, beati i puri di cuore perché vedranno Dio. Maria ci insegna che l’uomo puro guarda tutto dal punto di vista di Dio e impara a riconoscere l’azione di Dio nella propria vita e negli avvenimenti della propria storia. Nel vangelo Gesù parla spesso della purezza del cuore, non quella alla quale erano attaccati i farisei a osservare certi ritiri volta a un mero impegno esteriore. Gesù insiste sulla dimensione interiore, sulle nostre intenzioni. Gesù dice infatti ai suoi discepoli: non capite che tutto ciò che entra nell’uomo sta di fuori e ciò che esce dall’uomo è ciò che rende più puro dal di dentro. Dal cuore degli uomini escono i propositi del male, le impurità, furti, omicidi, adulterio, invidia, malvagità, inganni, dissolutezza, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose vengono da fuori. In contrasto l’uomo puro di cuore abiterà nella tenda di Dio secondo il salmo. L’uomo puro è colui che cammina senza colpa e dice la verità. Un tale uomo eretto, giusto e sincero cerca di fare la volontà di Dio. La purezza del cuore si oppone all’ipocrisia. L’uomo puro ama Dio senza calcoli, senza cercare il proprio vantaggio, senza ulteriori sconti, rivolto sempre verso Dio e non verso il proprio ego, Si dona completamente a Dio senza riserve come a fatto Maria. Dio per lui è al centro di tutto, Dio ispira tutte le sue decisioni, la sua unica ambizione fare la volontà del Signore, come Maria mette tutta la sua fiducia in Dio. L’uomo puro ama il prossimo con cuore sincero, rispetta la dignità dell’altro non lo riduce mai ad uno strumento per conseguire i propri scopio ad un oggetto per soddisfare i propri desideri. Siccome non c’è purezza nel cuore senza purezza nel corpo, essere puro vuol dire essere maturo, casto, rispettoso dell’altro . Oggi facciamo molti sforzi per combattere l’inquinamento della nostra natura , purtroppo rimaniamo troppo passivi di fronte all’inquinamento dell’uomo stesso. Maria ci insegna la purezza, ci insegna a vivere le situazioni di prova, di sofferenza, mantenendo la purezza del cuore, senza perdere la capacità di bene e di amare. Molto spesso la nostra mente è riempita di pensieri negativi , giudizi temerari, delusioni del cuore, preoccupazioni, rancori e ovviamente questi pensieri possono influire sulle disposizioni del cuore e di conseguenza sul nostro comportamento. I pensieri negativi sono i peccati, cerchiamo di non incoraggiarli, di combatterli con pensieri di fede , di speranza, di amore, cerchiamo di vedere la mano di Dio negli eventi grandi e piccoli della vita. Rinnoviamo costantemente la nostra fiducia in Dio qualunque cosa accada, non cessiamo mai di credere nell’amore di Dio per noi e cerchiamo di rispondere con amore. Nel suo ritratto di Maria San Luca la riduce a donna di fede umile e attenta alla parola di Dio. San Luca dice che Maria serbava tutte queste cose nel suo cuore. Con l’aiuto di Maria cerchiamo anche noi di rileggere tutto ciò che ci accadde alla luce della parola di Dio, così potremmo riconoscere quanto Dio ha fatto per noi, capire ciò che ci chiede e rispondere con cuore fiducioso e generoso. Al termine della celebrazione eucaristica, si è tenuta la tradizionale processione nei Giardini Vaticani, sino alla riproduzione della Grotta di Lourdes, accompagnata dall’intonazione del Santo Rosario, dai canti mariani e dagli inni eseguiti dalla Fanfara dell’Associazione. Successivamente, deposto l’omaggio floreale alla Vergine Maria e impartita la benedizione eucaristica, tutti i bambini presenti hanno ricevuto dalle mani di Mons. Murphy in dono la Santa famiglia. Il Presidente Milli, infine, ringraziando Mons. Murphy ha ricordato come la Festa oggi celebrata che sancisce comunemente l’inizio del periodo che ci poterà al Santo Natale, rappresenta per il nostro Sodalizio un momento di gioia come comunità di cristiani che si adoperano nel servizio laico al Santo Padre e alla Chiesa. Il nostro servizio vede nell’incontro la sua più alta funzione; L’incontro non è mai una mera pratica abitudinaria. Lo abbiamo scoperto in questi anni difficili segnati dalla pandemia, anni durante i quali per lunghi periodi siamo stati costretti a rimanere isolati, lontani fisicamente gli uni dagli altri. Abbiamo visto come in un breve lasso di tempo ci siamo ritrovati dal vivere la nostra quotidianità al diventare protagonisti di un tempo che sarà ricordato nelle pagine dei futuri libri di storia come difficile, doloroso, ma anche segnato da gesti di amore e altruismo verso i più fragili e i più deboli. La nostra missione come Sodalizio è fatta di incontri, soprattutto con i fedeli che arrivano qui a Roma per gioire della loro Fede nel cuore della Cristianità. Tutti noi, nel nostro servizio, abbiamo imparato quanto conti incontrare l’altro e quanto importante sia accoglierlo, sostenerlo, offrire anche solo una semplice indicazione offrendo un sorriso o una parola gentile. Nel 2025 si celebrerà il Giubileo. Milioni di fedeli da ogni parte del mondo arriveranno a Roma in pellegrinaggio e pregheranno sulla tomba di Pietro per la prima volta nella loro vita. E per milioni tra quelle persone probabilmente sarà l’unica volta in cui avranno la possibilità di venire qui. Da servitori della Chiesa dovrà essere nostra cura adoperarci, mettendo in campo le nostre migliori risorse per rispondere alla richiesta di un’accoglienza straordinaria nel numero dei fedeli e dei pellegrini. L’esperienza che abbiamo maturato, servendo in tanti e importanti eventi della Chiesa, rappresenta un bagaglio necessario che insieme alla formazione e con l’aiuto e il sostegno della fede, ci farà arrivare preparati a quel grande appuntamento. Nella nostra storia, nel nostro servizio, abbiamo scelto l’incontro per accogliere. È la natura profonda di questa Associazione. E dunque il mio augurio a tutti noi in questo giorno di celebrazione dedicato a Maria, è di proseguire e rinnovare questa missione, ascoltando la fede che portiamo nel cuore ogni volta che saremo chiamati a dare il nostro contributo.

Luca Valente

27 Novembre - Ritiro spirituale
Domenica 27 novembre 2022, numerosi soci hanno partecipato al Ritiro Spirituale presso la Casa dei Passionisti dei Santi Giovanni e Paolo al Celio. Dopo la preghiera delle Lodi, presieduta dall’Assistente Spirituale, Mons. Bruno Bastos Lins, Vice Capo del Protocollo, ha proposto due meditazioni sul tema dell’avvento penitenziale in preparazione del Santo Natale.
Nella prima meditazione, Mons. Lins, commentando brevemente la celebre opera del teatro dell’assurdo “Aspettando Godot”, del drammaturgo irlandese Samuel Beckett, ha proposto alcune riflessioni: qualcuno ha pensato ad una critica dell’attesa religiosa, qualcuno aspetta un Dio che non conosce? Possiamo attendere un Dio che non viene? Un Dio che abbiamo creato noi? Il tempo penitenziale è propizio per guardare nella direzione giusta. Dio quando si manifesta non è mai dalla parte umana. Il nostro rapporto con Dio è forse dato per scontato, ovvio, per continuità con l’infanzia. Il primo punto di riflessione è ripensare il nostro concetto di Dio. Pensiamo a Mosè, ad Abramo, ai profeti. L’esperienza di Dio è qualcosa al di là della comprensione umana ed è rivolta a sperimentare e valorizzare qualcosa di Dio padre. Nel libro dell’Esodo, Mosè chiede di poter vedere Dio: “mostrami la tua gloria”. Dio risponde: “Tu non potrai vedere il mio volto perché nessun uomo mi può vedere e vivere” (Es 33,18-23). Noi possiamo vedere la gloria di Dio con la Parola di Dio. Chi vede il Figlio, vede il Padre, che è aldilà di tutto. Dobbiamo ripensare il nostro modo di vedere Dio. Chi è Dio per me? Innanzitutto è necessaria una conversione del cuore, una rinnovata umiltà. Bisogna fare penitenza e purificare la nostra visione per avvicinarsi a Dio. Dobbiamo eliminare tutto ciò che è di ostacolo alla propria Fede: i vizi e i peccati capitali. Per riconoscere che sono sul suolo santo che è il mio cuore, dove Dio mi attende, bisogna che io guardi dentro il mio cuore. Chiediamo a Maria l’umiltà per vivere una profonda purificazione. L’umiltà è la strada per vedere Dio.
Nella seconda meditazione, Mons. Lins si è soffermato sul tema dell’insoddisfazione dell’essere umano, mai appagato. Sant’Agostino ha riconosciuto cosa si cela dietro l’insoddisfazione dell’uomo: il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Dio. Solo Dio riempie l’animo umano secondo un criterio di Verità. Bisogna cercare e conoscere Dio per vivere la meraviglia della Fede. L’avvento ci aiuta a desiderare con forza la presenza di Gesù, a far sì che la nostra anima aneli a Dio. La preghiera non è completamente spontanea nelle nostre attività ordinarie, anzi abbiamo sempre tante ragioni per non pregare, essendo sempre stanchi. Bisogna ammettere queste difficoltà per creare le circostanze idonee alla preghiera. La preghiera è prima di tutto una lotta contro le nostre debolezze. Nella vita spirituale bisogna riconoscere gli ostacoli e cercare un punto di incontro con Dio nella croce. San Paolo nella Prima lettera ai Corinzi ricorda che la croce è potenza di Dio (Cor 1,18-31), potremmo dire sapienza di Dio. Il tempo penitenziale è il tempo della mortificazione, basata sulla consapevolezza delle mie debolezze: gola, lussuria, pigrizia, orgoglio, mediante la preghiera del corpo. Dobbiamo lasciarci toccare e guidare da Dio. La preghiera è utile per ascoltare ciò che Dio mi dice. La prima virtù è l’obbedienza e per obbedire ho bisogno di fare silenzio. Dio vuole dirmi: “io ti amo”. Dio viene da noi non nelle nostre vittorie, nel nostro trionfo, nel nostro orgoglio, ma nelle nostre sconfitte, nelle nostre debolezze. Gesù ci ha raccomandato di essere come i bambini nella preghiera. Dio ci ha insegnato come parlare mediante i salmi.
Successivamente la Santa Messa è stata concelebrata da Mons. Assistente e da Mons. Lins, il quale durante l’Omelia commentando la lettura del Vangelo del giorno (Mt. 24,37-40) ha evidenziato il monito sotteso: si sveglino i cuori che sono nel sonno della pigrizia, del “tutto va bene”. Bisogna iniziare a svegliarsi adesso, e non domani. Occorre far sì che Dio sia al centro della nostra vita. Svegliamoci dal sonno, dice San Paolo. Questo sonno si manifesta perché la nostra vita è frammentata. Tutti gli aspetti della nostra vita devono ritrovare in Dio il vero senso, sia nella nostra vita fraterna, con gli amici, nei momenti di gioia, di lavoro, di riposo, nella famiglia. Il monte Sion è la nostra vita, che troverà la pace interiore nel Signore. Svegliamoci adesso e non domani. Il Signore c’è sempre ed è il vero senso della nostra esistenza.
Nel pomeriggio, la recita del Santo Rosario all’interno della Cappella è stata affidata a cinque aspiranti soci in ordine ai cinque misteri gloriosi, alla quale è seguita l’esposizione del Santissimo Sacramento con la preghiera dei Vespri, e la benedizione Eucaristica. Il ritiro spirituale si è poi concluso con l’intonazione del Salve Regina.

Luca Valente

26 Novembre 2022 - Visita alla Abbazia di San Paolo e alla Basilica Patriarcale di San Paolo
Sabato, 26 novembre 2022, la Sezione Culturale dell’Associazione ha organizzato, per i soci ed i loro familiari, una suggestiva visita guidata alla riscoperta di San Paolo l’Apostolo delle Genti presso l’Abbazia delle Tre Fontane in Roma, Santuario del martirio di San Paolo e presso la Basilica Patriarcale di San Paolo fuori le mura. Guida il nostro socio Matthias Giger.
L’antico complesso abbaziale delle Tre Fontane, situato a Roma presso l’antica località delle Acque Salvie, fondato intorno alla metà del VI secolo d.C. e successivamente affidato da Papa Innocenzo II all’ordine cistercense nell’anno 1140, deve il suo nome al martirio per decapitazione dell’Apostolo Paolo, il 29 giugno del 67 d.C., la cui testa, recisa, rimbalzando a terra tre volte, fece ivi scaturire tre fonti d’acqua.
La visita al santuario delle Tre Fontane è quindi iniziata con un’interessantissima spiegazione circa l’Arco di Carlo Magno, edificato nel XIII secolo al tempo di papa Onorio III. Il monumento, antistante il complesso abbaziale, presenta una volta con un ciclo di mirabili affreschi medioevali, che ricordano le importanti donazioni fatte all’Abbazia da Carlo Magno nell’anno 805, dopo che le reliquie di San Anastasio, conservate alle Tre Fontane, avevano contribuito alla capitolazione della città di Ansedonia, allorché i muri fortificati miracolosamente crollarono. Degli affreschi sulle pareti laterali tra il primo e il secondo arco, si intravede la piccola imbarcazione che porta Carlo Magno ad Ansedonia, di cui si scorgono le mura. Un angelo appare in sogno all’imperatore, invitandolo a riporre le sorti dell’assedio in mano alle Acque Salvie. Nella parete di destra Carlo Magno a cavallo, aiutato dal Pontefice con le reliquie di S. Anastasio, va all’assedio della città; agli angoli gli affreschi degli evangelisti San Marco e San Luca.
Proseguendo dall’Arco di Carlo Magno i soci hanno potuto visitare la chiesa di San Vincenzo e Sant’Anastasio, a croce latina, edificata da papa Onorio I nel 625 d.C.. L’imponente edificio presenta un portico sorretto da colonne con capitelli ionici, parzialmente affrescato, con pavimento costruito con mattoni all’uso lombardo, caratterizzata al suo interno per l’assenza di colonne, suddivisa in tre navate, con un abside a volta affiancato da due cappelle laterali, con grandi figure degli apostoli rappresentate sui pilastri delle navate. La chiesa è così edificata su pilastri, come nelle catacombe di San Marcellino e San Pietro, con somiglianze rispetto alle basiliche a pianta circolare di Sant’Agnese e San Lorenzo fuori le mura.
Successivamente, particolare interesse ha destato la visita alla Chiesa del Martirio di San Paolo, la chiesa più antica dell’Abbazia, eretta nel V secolo sul luogo anticamente conosciuto come Acquas Salvias, dove, secondo la tradizione, San Paolo subì il martirio e la decapitazione, il 29 giugno del 67 d.C.. La grande targa marmorea posta sull’architrave della facciata ce lo ricorda: “S.PAULI APOSTOLI MARTYRII LOCUS UBI TRES FONTES MIRABILITER ERUPERUNT”. Sulle tre fontane, furono così erette tre edicole in ricordo del miracolo avvenuto. La chiesa venne quindi riedificata nel 1597 da Giacomo della Porta su incarico del cardinale Pietro Aldobrandini mediante una alternanza di mattoni e travertino, utilizzato per gli elementi decorativi del portale, delle cornici e dei capitelli. All’interno, su tre diversi livelli che testimoniano l’antica pendenza del luogo, sono situate le tre fontane, sulle quali furono edificate tre edicole a forma di nicchia con colonne di porfido nero, sovrastate dallo stemma della famiglia Aldobrandini e da un catino a conchiglia e su ognuna delle quali è scolpita la testa di San Paolo. Vicino alla prima edicola, protetta da una cancellata, si trova la colonna alla quale la tradizione vuole che San Paolo sia stato legato per subire il martirio.
Di grande valore artistico il mosaico romano policromatico posto sul pavimento della navata, risalente al II secolo d.C., proveniente da Ostia Antica, raffigurante le personificazioni delle Quattro Stagioni. L’opera è suddivisa in 5 riquadri: un rettangolo al centro contornato da quattro riquadri che contengono i busti delle stagioni, accompagnati dalle scritte HIEMS (Inverno), VER (Primavera), AUTU(MNUS) (Autunno) ed AESTAS (Estate). Il mosaico è stato donato da papa Pio IX nel 1867, in occasione del restauro della chiesa. Infine, la visita al Santuario delle tre Fontane si è conclusa con l’ingresso alla chiesa Santa Maria in Scala Coeli, il cui nome, iscritto sulla porta, si deve ad una visione avuta nel 1138 dal fondatore dei cistercensi Bernardo di Chiaravalle. In questa apparizione la Madonna accoglieva le anime dei defunti che salivano in cielo lungo una scala. Riedificata nel 1582 da Giacomo della Porta su commissione del cardinale Alessandro Farnese e successivamente dal cardinale Pietro Aldobrandini, la chiesa, a pianta ottagonale, è sormontata da una cupola e da una lanterna. All’interno, vi si trovano tre absidi con i relativi altari. Quello di destra è dedicato a San Zenone e ai soldati romani martirizzati. Sotto la pavimentazione della Chiesa si apre la cripta, che ospita un altare cinquecentesco dedicato a San Zenone e ai Martiri soldati, ai cui lati due finestrelle lasciano intravvedere – a sinistra – una piccola ara pagana dedicata alla dea Dia e – a destra – la cella dove, secondo la tradizione, venne tenuto prigioniero San Paolo prima della decapitazione.
Successivamente è stata svolta la visita alla basilica patriarcale di San Paolo fuori le mura, e al polo museale degli scavi dell’area archeologica sottostante la basilica.
Infatti, durante lavori di scavo effettuati nel 2008-2009 per la costruzione di un nuovo edificio di servizio è emerso nell'area dell'orto dell'abbazia un complesso di reperti altomedievali.
I ritrovamenti, ben conservati grazie alla collaborazione tra vari uffici istituzionali (Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana, Scuola di Specializzazione in Beni architettonici e del paesaggio de "La Sapienza") sono stati aperti al pubblico il 1o luglio 2013. I ritrovamenti hanno potuto identificare tre macroaree: “ 1) un'area di cantieri edili riferibile ad un lungo periodo dall'VIII al XV sec. (vasche per la preparazione della malta, marmi pronti per essere cotti e produrre calce, una calcara); 2) resti della tardo antica porticus sancti Pauli che dalla città conduceva al sepolcro di Paolo, a somiglianza di analoghe strutture che segnavano il percorso verso la tomba di Pietro e verso quella di Lorenzo (databile all'VIII sec.); 3) tracce di ambienti (ampi, e ritenuti perciò collettivi) relativi ad un monastero (femminile) di Santo Stefano, poi forse ricompreso nella Johannipolis fortificata e un monastero (maschile ) di San Cesario. Le strutture portate alla luce, databili ai primi decenni dell’VIII secolo, sono però pertinenti a una fase successiva del luogo sacro, che vide la fusione dei due cenobi in un unico maschile, sotto papa Gregorio II (715-731). I nuclei principali del complesso vanno ipotizzati a Est, in parte anche sotto l’attuale Abbazia, che del monastero più antico costituì con molta probabilità la progressiva contrazione architettonica, in rapporto ai numerosi momenti d’incuria e di abbandono documentati dall’XI al XIV secolo. Il porticato, che doveva estendersi a sud e a nord fino all’originario atrio della basilica, era dovuto forse a Gregorio II, o al successore Gregorio III (731-741), e venne risistemato alla fine dell’VIII secolo da Adriano I (772-795). La struttura colonnata costituiva un monumentale passaggio coperto per i pellegrini che si recavano nella basilica; essa si deve considerare il prolungamento altomedievale della lunga porticus tardoantica descritta per la prima volta dallo storico Procopio di Cesarea nella prima metà del VI secolo, analoga a quelle che segnavano il percorso dei pellegrini a San Pietro e a San Lorenzo”.
Di particolare interesse la descrizione dell’abside della basilica. Il mosaico, di dimensioni eccezionali (24x12m), è opera di maestri veneziani che lavorarono a San Marco a Venezia (1220-1227). L’iconografia e l’esecuzione sono di tradizione bizantina. Al centro, ai due lati del capo della maestosa figura di Cristo Pantocratore campeggiano IC e XC, lettere greche che abbreviano il nome di Gesù e di Cristo – lettere che accompagnano sempre la sua figura nell’arte bizantina. Papa Paolo VI, riferendosi a questo mosaico davanti ai vescovi del Concilio Vaticano II, il 29 settembre 1963, per definire la loro riunione “universale” diceva: “Cristo presiede e benedice l’assemblea riunita nella basilica, che è la Chiesa. Questa scena sembra riprodotta nella nostra assemblea. Il libro aperto di Cristo mostra le parole del Giudizio Universale: “Venite, benedetti dal Padre mio, a ricevere il regno che vi è stato preparato dalla fondazione del mondo”. I rotoli di pergamena di Pietro e Paolo attestano la loro fede; quello di Paolo reca scritto: “Al nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi in cielo, sulla terra e agli inferi”; quello di Pietro: “Tu sei il Cristo, il figlio del Dio vivente”. Papa Onorio III, committente di questo mosaico, è rappresentato, come una minuscola figura bianca, prosternata al piede destro di Cristo (si può leggere: HONORIUS PP III). Alla destra del Cristo, Paolo (il cui solo nome è scritto in greco ed in latino) e Luca, il “biografo” dell’Apostolo nel libro degli Atti. Alla sua sinistra, Pietro e suo fratello Andrea, i primi Apostoli chiamati dal Signore. In basso, figurano gli altri 10 Apostoli, più l’evangelista San Marco e San Barnaba. Dal centro a sinistra: Giovanni, Filippo, Matteo, Giacomo il Minore, Taddeo e Barnaba. Dal centro a destra.: Giacomo il Maggiore, Bartolomeo, Tommaso, Simone, Mattia e Marco. Ciascuno recita uno dei versetti del Gloria, l’inno in lode del Dio Trinità. Essi si trovano intorno all’Hetimasìa, rappresentazione bizantina del trono vuoto con gli strumenti della Passione. Sopra di esso è rappresentata una croce gemmata, simile a quella che fece cesellare l’imperatore Costantino (IV sec.) per proteggere una reliquia della Santa Croce. Sul cartiglio in cima all’arco si legge: GREGORIUS RESTITUIT 1836, ad indicare il restauro musivo dopo l’incendio. Simbolismo della mano di cristo, tre dita rappresentano la Trinità di Dio, le altre due la doppia natura – divina ed umana – di Gesù Cristo. Nel Verbo incarnato la divinità e l’umanità si congiungono.
I partecipanti hanno quindi visitato il modello ligneo del progetto originario della Basilica, restaurato, illuminato e montato su un supporto mobile nell’anno 2006, collocato all’inizio della navata laterale sinistra. L’Architetto Poletti, a cui era stata affidata la ricostruzione della Basilica lo fece eseguire da Serafino Colagiacomi in scala 1:50 nel 1844.
Infine, la visita si è conclusa con la descrizione del candelabro pasquale (sec. XII), opera di particolare rilievo per le sue sculture medievali, figure simboliche al basamento, motivi vegetali e animali, scene della passione e della risurrezione di Cristo, e iscrizioni come per esempio "Surrexit Cristus".
La colonna marmorea è alta 5.60 m, circa 8 m, se si considera la base di 56 cm e il cero pasquale di 1.50 m, incastrato su un perno che lo solleva di 40 cm sopra il candelabro.
Il candelabro è una vera colonna onoraria, ornata tutta intorno da bassorilievi di stile romanico ispirati alla decorazione dei sarcofagi e che esprimono le storie del Nuovo Testamento. Diviso in più zone da fasce in cui sono incise delle iscrizioni e le firme dei due marmorari esecutori, il cero fu compiuto da Vassalletto Pietro e Nicolò d’Angelo, approssimativamente intorno al 1170, miracolosamente sfuggito al devastante incendio che distrusse la chiesa nel 1823.

Luca Valente

26 Giugno 2022 - Festa dell'Associazione SS. Pietro e Paolo
Domenica, 26 Giugno 2022, Messa Solenne per la Festa dell’Associazione, presso l’Altare della Cattedra nella Basilica di San Pietro. La liturgia è stata presieduta da S.E. Mons. Jan Romeo Pawlowski, Arcivescovo di Sejny, Segretario per le rappresentanze Pontificie. Concelebranti l’Assistente Spirituale Mons. Joseph Murphy, il Vice Assistente Mons. Ivan Santus, Mons. Massimiliano Boiardi.
Prima della liturgia, gli Aspiranti e gli Allevi al termine della loro formazione, hanno ricevuto dal Presidente dell’Associazione Stefano Milli il Vangelo. Tenendo tra le mani il testo sacro, hanno quindi espresso la loro Solenne promessa di testimonianza, apostolato e fedeltà alla Sede Apostolica e al magistero del Sommo Pontefice, sancendo ufficialmente l’ingresso nel Sodalizio.
Nell’omelia, Mons. Pawlowski ha sottolineato la parola chiave “seguimi”. Nella prima lettura dal libro dei Re (1,Re 19,16b, 19-21) il profeta Elia chiede ad Eliseo di seguirlo, per diventare un profeta e proclamare la Parola del Signore. Il salmista loda il Signore per la grazia ricevuta, nella quale sente la presenza quotidiana di Dio , si sente realizzato sulla strada e sul sentiero della vita, e trova la gioia di giorno e di notte nel seguirlo. Nel Vangelo secondo Luca (Lc 9,51-62) Gesù si incammina verso Gerusalemme, ma durante il tragitto passa presso un villaggio per chiamare degli uomini a seguirlo. Ciascuno di loro però pone qualche condizione di fronte alla chiamata del Signore. “Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre”, “Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia". La risposta di Gesù è chiara: chiunque voglia seguirlo deve metterlo al primo posto. Non basta che il Signore sia importante per noi, Egli deve essere al centro della nostra vita. Ogni chiamata esige una risposta. Tuttavia la chiamata, la proposta fatta da Gesù per seguirlo presuppone la totale libertà a rispondere.
Ciò è recepito bene nel libro delle ordinazioni diaconali, sacerdotali, episcopali, e persino l’elezione di un cardinale fatta in conclave all’ufficio di Vescovo di Roma esige la sua totale libertà e la chiara accettazione prima di essere annunciato. Vale lo stesso principio anche nel sacramento del Matrimonio: “siete disposti […]?”, “vuoi accogliere […]?”
Gesù chiama sempre, “se vuoi, seguimi”, non è vero che abbiamo nella chiesa crisi di vocazioni sacerdotali: le vocazioni sono sempre presenti, in abbondanza, mancano forse le risposte a questa chiamata. Noi tutti siamo stati chiamati nel giorno del nostro battesimo a seguire Gesù nella nostra vita. Essendo infanti, la risposta alla chiamata di essere cristiani l’hanno fatta per noi i nostri genitori e padrini. Successivamente però, in diverse circostanze della nostra vita, e in particolarmente con il sacramento della Confermazione, siamo stati noi a rispondere. Ognuno di noi ha la propria unica vocazione, come marito, moglie, sacerdote, ministro straordinario dell’Eucaristia, chierichetto, lettore, o semplicemente come giovane o adulto testimone di Cristo nella società. Il nostro obiettivo deve essere di cercare il proprio posto nella Chiesa, corrispondendo con la vita nel concreto del quotidiano.

Mons. Pawlowski, si è poi soffermato sulla reazione dei due discepoli, Giacomo e Giovanni: "Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?". E questi presunti buoni consigli, spesso odiosi, spesso fonte di disagio, li sentiamo costantemente nella quotidianità: il passeggero in macchina, magari il marito, il papà, la suocera che consiglia come meglio condire la pasta, facendo capire che quella fatta dalla nuora non è buona. Se anche nella Chiesa ci sono tante persone che danno “buoni” consigli come ci si dovrebbe comportare? Prima di dare consigli cerchiamo di ascoltare: ascoltare Gesù, ascoltare la Sua Chiesa, ascoltare gli altri. Quanto ci manca quella capacità di ascolto, quel silenzio interiore per sentire il Signore, per sentire la Sua voce che ci chiama incessantemente, che insegna, istruisce, talvolta rimprovera. Mettiamoci tutti alla scuola dell’ascolto, alla scuola del silenzio. Mi viene in mente quel bellissimo pensiero di San Papa Paolo VI a Nazareth nel lontano 1964 circa la stima del silenzio interiore, l’atmosfera ammirabile e indispensabile dello Spirito, mentre siamo storditi da tanti frastuoni e voci clamorose della esagitata e tumultuosa vita del nostro tempo. Mons. Pawlowski, ha quindi proseguito: Carissimi siamo qui riuniti questa mattina per celebrare la Festa dell’Associazione dei Santi Pietro e Paolo che da poco ha concluso il Giubileo d’oro della propria esistenza e servizio. All’inizio di questa liturgia abbiamo sentito le promesse dei nuovi soci che si sono uniti al resto della comunità, sotto la celeste protezione dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, prendendo direttamente servizio al successore di Pietro durante le celebrazioni, raccogliendo la memoria di eredità della Guardia Palatina. Come ogni servizio anche il vostro è una risposta ad una chiamata e io umilmente ringrazio ognuno di voi per il servizio che rendete, ma ringrazio anche le vostre care famiglie per quella comprensione e pazienza tanto necessaria quando vi assentate da casa per dedicarvi agli impegni presi con l’Associazione, quando dovete scombussolare il calendario della famiglia. Ringraziandovi, vorrei invitarvi alla trasparenza, svolgendo il servizio in maniera tale che la vostra gentilezza, la vostra discrezione, vi rendano trasparenti, che la gente quasi non vi veda, ma viva un giorno di serenità e fede durante le celebrazioni qui in basilica o in piazza San Pietro. Essere trasparenti vuol dire non essere notati, vuol dire essere esempi la cui presenza rende la vita degli altri, il loro pellegrinaggio, più sereno, pieno di fede e di gioia. Affidiamo dunque a Maria Santissima la vostra Associazione, i suoi nuovi soci, le vostre care famiglie e innanzitutto il successore di Pietro, Papa Francesco e la nostra amata Chiesa. Chiediamo il dono della pace oggi necessario per l’Ucraina e in tanti, tanti posti nel mondo, anche nelle vostre famiglie e nella società tutta. Intercedano i nostri Santi Patroni Pietro e Paolo per noi e per il mondo intero.
Al termine della Santa Messa, il Presidente Milli, a nome dell’Associazione, ha rivolto un sentito ringraziamento a Mons. Pawlowski, con il dono di un pregevole crocifisso in avorio antico del 1800.

Luca Valente

29 Maggio 2022 - Cresime degli Allievi del Sodalizio e inaugurazione della sede dopo i lavori di restauro
Domenica, 29 maggio 2022, Messa Solenne nella Cappella dell’Associazione presieduta da Sua Eccellenza Reverendissima Mons. Edgar Peña Parra, Sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato e concelebrata da Mons. Joseph Murphy, Assistente Spirituale del Sodalizio, Mons. Rafael Garcia De La Serrana Villalobos, Mons. Massimiliano Boiardi e Mons. Juan Dubina, per le Cresime degli Allievi del Sodalizio e l’inaugurazione della sede dopo i lavori di restauro. Nell’omelia Mons. Parra, commentando gli Atti degli Apostoli (At 1,1-11) ha sottolineato l’importanza della testimonianza cristiana con il Sacramento della Confermazione, proponendo alcune riflessioni sul significato della Solennità dell’Ascensione del Signore intimamente legata al dono dello Spirito Santo. Nel racconto evangelico l’Ascensione rappresenta l’ultima apparizione di Gesù risorto ai suoi discepoli. Egli torna in cielo presso il Padre: viene sollevato in alto e una nube lo sottrae ai loro occhi. A prima vista la sua partenza definitiva sembra un triste congedo, invece nel Vangelo secondo Luca, dopo l’Ascensione, gli apostoli tornarono a Gerusalemme con grande gioia (Lc. 24,52). Che cosa significa allora che Gesù è salito al cielo? Andare in cielo vuol dire andare a Dio; dimorare in cielo significa vivere per sempre con Dio, nell’infinito per l’eternità, nella gloria immortale. Gesù vive in Dio, dal momento dell’Ascensione in poi, con il Suo corpo umano, con la nostra umanità. Con la Sua umanità risorta è entrato definitivamente nella gloria divina, aprendo così per noi l’accesso al Padre. Come ci suggerisce la Seconda Lettura, l’Ascensione del Signore in cielo è motivo di gioia: Gesù, salendo al Padre, ha concluso la sua missione terrena e adesso presenta continuamente al Padre la nostra umanità, intercedendo costantemente per noi. Gesù ci è vicino in modo più concreto, tangibile, con il Suo stesso Spirito, lo Spirito Santo. Egli comunica con gli uomini e le donne di tutti i tempi e di ogni luogo. Da Gesù abbiamo ricevuto la chiamata a diffondere il Vangelo, perché il Suo Spirito, sceso nel giorno di Pentecoste, ha trasformato gli apostoli da uomini timorosi in testimoni coraggiosi. Mons. Parra ha quindi proseguito: con il Sacramento della Confermazione, cari cresimandi, voi state per ricevere non solo la missione di essere testimoni di Gesù nel mondo, ma soprattutto la presenza del Suo Spirito. Una forza mite ma grande che dà sapore e gusto all’esistenza e riempie il cuore di una gioia che nessuno può togliervi. Siete chiamati a essere testimoni di speranza - non di ottimismo, forza umana che inizia e finisce - siete chiamati a vivere la Carità mettendovi al servizio degli altri. Amando Dio tutto si trasforma in bene. Gesù non ci lascia soli e ci dona lo Spirito Santo che è fuoco e rende il cuore in grado di amare al di là di quello che immaginiamo. Lo Spirito Santo è vento che spinge all’azione. È unzione che guarisce e fortifica, ci mette in relazione con Lui, ci consola e infonde il coraggio vero della pace, della Carità, della testimonianza, e ci accompagna lungo la strada della vita. Nel Sacramento della Confermazione ricevete una speciale effusione dello Spirito Santo che conserverete e custodirete con la preghiera, l’amicizia con gli altri giovani che condividono la stessa fede, la generosità del servizio di donarci alla comunità, all’altro. Al termine della Cresima e delle fotografie di rito, le autorità intervenute, tutti i soci e i gentili ospiti sono stati invitati nel salone delle catechesi, ove Sua Eccellenza Mons. Peña Parra ha impartito la solenne benedizione della sede dopo i lavori di riqualificazione. Successivamente, il Presidente Milli ha rivolto un affettuoso saluto a S.E. Mons. Edgar Peña Parra, benvenuto a casa Eccellenza! Il nostro cuore è sempre con Voi, sempre con i nostri Superiori, ed ha sottolineato come la riqualificazione della sede associativa sia stata possibile grazie al sostegno tecnico ed economico della Segreteria di Stato, della Fabbrica di San Pietro, del Governatorato, dell’Istituto per le Opere di Religione e dei soci, rivolgendo dappiù uno speciale ringraziamento a S.E. Mons. Paolo De Nicolò, Reggente Emerito della Prefettura della Casa Pontificia, per il fondamentale contributo di idee alla realizzazione delle sale del Sodalizio. L’inaugurazione della nuova sede, dopo circa due anni di lavori, dà al Sodalizio un nuovo splendore, come nel 1944 Sua Santità Papa Pio XII diede nuova linfa alla Guardia Palatina d’Onore con il rinnovamento del quartiere. Noi soci dell’Associazione, successori di questo Corpo Armato Pontificio, negli stessi ambienti, riceviamo l’impegno di essere “artigiani dell’accoglienza”, come il Santo Padre ci ha benevolmente definito nell’udienza dell’8 gennaio 2022, in occasione del 50° Anniversario della fondazione dell’Associazione. Eccellenza, la forza che ci sostiene nella nostra quotidiana missione, ha proseguito il Presidente, trova origine nelle parole che il Santo Padre ogni volta rivolge al mondo, i moniti diretti al mondo imprenditoriale o politico, l’invito alla società civile. Queste Sue parole abbiano la dolce intensità di un consiglio che un padre elargisce ai propri figli, siano luci che indicano la rotta nel cammino della nostra Associazione. Il nostro impegno quotidiano è di attuare queste parole, rendendole azioni e gesti concreti. La nostra Associazione vive nello spirito di accoglienza al prossimo e gli insegnamenti del Santo Padre ci aiutano a ricordare che ciò che possiamo offrire, un sorriso, una parola o una semplice indicazione, sono elementi importanti per costruire incontri che riempiano il cuore. Oggi, in un tempo di difficili prove, creare anche un solo momento di gioia, di gentilezza e di speranza credo sia veramente mettersi al servizio e fare la volontà del Signore. Con grande soddisfazione ho ricevuto e ricevo sinceri elogi dai Superiori per il nostro impegno, in special modo per l’impegno profuso con l’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche, in cui i nostri soci hanno ricoperto un ruolo primario affiancando i cerimonieri pontifici durante le messe Papali, nonché per il servizio degli Allievi ministranti durante l’apertura della porta Santa nel Giubileo straordinario della Misericordia. Tutti questi sono solo i più recenti di tanti significativi traguardi, come nel 2010 la fondazione del Gruppo Allievi. L’obiettivo di questo gruppo, consolidato e rafforzato quotidianamente, era ed è quello di creare nel Sodalizio delle basi solide per la formazione dei giovani attraverso progetti culturali, incontri, seminari e ritiri spirituali. Infine, preme rivolgere un caloroso ringraziamento agli Assistenti Spirituali Mons. Joseph Murphy e Mons. Ivan Santus per il loro costante incoraggiamento, oltre a uno speciale ringraziamento a Mons. Rafael García de La Serrana Villalobos, Direttore della Direzione Infrastrutture e Servizi della Città del Vaticano, a Mons. Massimiliano Matteo Boiardi e Mons. Ján Dubina cerimonieri Pontifici per la loro continua assistenza ai nostri soci nelle funzioni papali oltre alle nostre famiglie che ci sostengono nell’impegno e nel sacrificio richiesto dal nostro servizio apostolico. Da ultimo, il Presidente Milli ha rivolto un sincero ringraziamento a Mons. Peña Parra, con il pregevole dono di un crocifisso in avorio antico del 1800, segno dell’affetto di tutti i soci.

Luca Valente

6 Febbraio 2022 - Assemblea Generale

Domenica, 6 Febbraio 2022, numerosi soci si sono raccolti per la Santa Messa celebrata da Mons. Joseph Murphy presso la Cappella dei Protomartiri nella Casa Bonus Pastor, a cui è seguita l’Assemblea Generale dell’Associazione.
Nell’omelia, commentando il Vangelo (Lc 5,1-11), il celebrante ha sottolineato l’attualità delle letture del giorno. Gesù predica in principio sulle sponde del lago Gennèsaret, poi sulla barca di Pietro a largo delle acque. Pietro già conosce Gesù, perché ha curato sua suocera. Pietro è un esperto pescatore, conosce gli orari e punti dove pescare, ma quel giorno non ha pescato nulla. Pietro ha già visto la potenza di Gesù e secondo la Sua parola decide di gettare di nuovo le reti, contro la propria esperienza. Le reti della barca erano ricolme di così tanti pesci che rischiavano quasi di strapparsi. Pietro si sente inadeguato, indegno, limitato, ma il Signore ha un progetto per Pietro, d’ora in poi sarà pescatore di uomini. Da quel momento, ciò che conterà per Pietro è la parola del Signore. Non riponiamo troppa fiducia nella nostra capacità: Gesù ci invita a credere e ad avere fede. Se cerchiamo di adattare la Chiesa alla società rischiamo di essere pescatori che non pescano.
Nella prima lettera di San Paolo ai Corinzi (1Cor 15,1-11), ha proseguito il celebrante, Paolo riconosce i suoi peccati, il suo essere piccolo, la sua inadeguatezza. Egli è ciò che è solo per grazia di Dio. Paolo ha accolto la grazia del Signore. Lo stesso sentimento caratterizza il profeta Isaia, che vedendo Dio e i serafini nel tempio, si sente peccatore, impuro e pieno di debolezze, ma Dio lo purifica dai suoi peccati e Isaia risponde alla chiamata del Signore con il suo autentico atto di Fede: “eccomi, manda me”. La prima lettura dal Libro del profeta Isaia (Is 6,1-2a.3-8) ci ricorda come Dio si manifesti nella nostra vita donandoci la grazia necessaria per la nostra missione. Non dobbiamo contare solamente sulle nostre forze, ma dobbiamo confidare costantemente nell’aiuto del Signore, riconoscendo con umiltà le nostre debolezze. Dio darà frutto ai nostri sforzi. Tutto, infatti, si costruisce con Dio, con l’aiuto del Signore nella nostra vita.
Al termine della Santa Messa, l’Assemblea Generale, preceduta dalla riconferma del Presidente uscente dell’Assemblea, ai sensi dell’art. 6 del Regolamento, si è aperta con il rituale saluto dell’Assistente Spirituale che ha espresso fervidi auguri di ogni bene e i ringraziamenti della Segreteria di Stato. Mons. Murphy, ricordando i soci che ci hanno lasciato, grato per il loro esempio, ha esortato a riprendere le attività associative nonostante il perdurare della pandemia: il generoso contributo alle attività liturgiche, alla formazione dei soci e i tanti sacrifici dei nostri familiari. Iniziamo a vedere la luce! Mons. Murphy ha quindi ricordato le calorose parole di ringraziamento del Santo Padre al Sodalizio, durante l’udienza concessa l’8 gennaio: Siate uomini del sorriso. Il sorriso è un ponte. Voi diventate artigiani dell’incontro. Guardiamo a Gesù con più umanità. Due i punti salienti:
Ricominciamo. Vi è stato un certo calo nelle attività dell’Associazione, specialmente nei servizi in basilica: con l’assenza di circa la metà dei soci, i presenti in servizio sono costretti a coprire più spazi del normale. Ciò comporta serie difficoltà anche per il prossimo Anno Santo che inizierà a dicembre 2024. Abbiamo profuso il nostro impegno per reclutare nuove forze. Ricordiamo i motivi profondi della nostra attività. Lo stare insieme è un elemento molto importante della nostra vita;
Umiltà. L’umiltà è una qualità che deve caratterizzare il nostro operare. Umiltà è Verità. Non si tratta di umiliarsi, ma riconoscere la verità della nostra situazione davanti a Dio e davanti agli altri. Bisogna riconoscere che siamo tutti peccatori e qual è il cattivo uso della libertà che Dio ci ha dato. La nostra è una testimonianza umile, un servizio gradito a Dio. Se siamo redenti crediamo nella salvezza. La nostra fede è amicizia con Dio, grazie alla quale ci spendiamo per noi, per gli altri. Nell’amicizia con Dio troviamo la felicità e le motivazioni del nostro servizio. L’orgoglio è una grande tentazione. San Paolo ci ricorda che per avere una giusta valutazione di noi stessi non dobbiamo avere un’idea troppo alta di noi. Dio innalza l’uomo umile, l’uomo vero. Santa Teresa d’Avila, nel “Castello Interiore” spiega perché al Signore è tanto gradita l’umiltà. Mons. Murphy ha infine concluso il suo intervento con l’invocazione alla Virgo Fidelis.
Il Presidente Milli, evidenziando l’importanza del nuovo anno sociale e l’anno appena concluso caratterizzato da grande emozione, celebrazione e incontri speciali, ha ricordato l’anno giubilare 2021 nella storia di questa gloriosa Associazione e nei cuori di ognuno di noi. Lo scorso 8 gennaio, ricevuti in udienza generale dal Santo Padre, abbiamo idealmente concluso l’anno del cinquantesimo anniversario dalla fondazione dell’Associazione e allo stesso tempo abbiamo iniziato una nuova stagione con la gioia di quell’incontro straordinario, suggellato dalle parole che Papa Francesco ha voluto rivolgerci. Artigiani dell’incontro, così ci ha definiti il Santo Padre. Parole meravigliose, un riconoscimento e un dono che devono renderci orgogliosi; parole che nella loro profonda semplicità raccontano effettivamente ciò che siamo: fervidi cattolici che ogni giorno si impegnano nel servizio verso l’altro, nella famiglia, nel lavoro, nei rapporti quotidiani. E nel nostro operato all’interno dell’Associazione, la nostra missione è proprio rivolgere attenzione e accoglienza verso i tanti fratelli che giungono nella Basilica di S. Pietro da ogni parte del mondo. L’incontro con Papa Francesco è stato un momento indimenticabile, una meravigliosa conclusione al termine di un anno di incontri per il nostro cinquantesimo anniversario. Voglio qui ricordare la solenne cerimonia dello scorso 18 settembre nella basilica di S. Giovanni, presieduta da Mons. Paul Richard Gallagher: il suo apprezzamento nei confronti del Sodalizio e delle sue attività, il bel momento coronato con il concerto che ha concluso quella giornata d’incontro, di festa e di preghiera. Durante lo scorso anno, in diverse occasioni e contesti, ho avuto l’onore e il privilegio di raccontare e ricordare chi siamo. L’ho fatto durante cerimonie pubbliche o incontri informali e ho sempre tenuto molto a sottolineare le nostre origini, il percorso che questo Sodalizio ha compiuto grazie ai tanti Soci che lo hanno animato e a quelli che continuano a farlo con la protezione e la benevolenza della Vergine Maria. Ho voluto sempre cogliere le occasioni che ho avuto a disposizione per parlare con gioia ed entusiasmo della nostra promessa e del nostro impegno nell’adoperarci quotidianamente in maniera disinteressata nelle attività che svolgiamo e che hanno dei denominatori comuni: il servizio, l’accoglienza, la fedeltà alla Chiesa e ai suoi figli. Nell’anno giubilare abbiamo continuato nel nostro impegno in occasione degli eventi nei quali siamo stati chiamati a svolgere il nostro servizio. Stiamo tutt’ora attraversando a livello globale una fase difficile a causa della pandemia e anche noi, nel nostro servizio, abbiamo prestato il nostro contributo per far sì che la nostra accoglienza fosse sempre improntata alla gentilezza e alla sicurezza. Tutti noi abbiamo potuto constatare come nell’anno dell’anniversario, il Sodalizio sia stato oggetto di sincera considerazione, affetto e riconoscimento da parte delle alte istituzioni con le quali collaboriamo quotidianamente nella Città del Vaticano. Lo Stato Vaticano, per il nostro cinquantesimo anniversario, ha infatti voluto omaggiare il Sodalizio con due ricordi istituzionali dal prestigioso valore simbolico: il conio della moneta da cinque Euro e l’emissione del francobollo commemorativo. Ma numerose sono state le occasioni durante le quali l’Associazione è stata ricordata e celebrata con parole che - non posso negarlo - mi hanno spesso emozionato. Si apre dunque per il nostro Sodalizio una nuova stagione durante la quale mettere in campo l’esperienza e l’impegno che non abbiamo mai fatto mancare in passato. In questo senso, voglio rivolgere un pensiero alla straordinaria attività che ormai da più di dieci anni viene portata avanti con i giovani e il Gruppo Allievi, e con questo voglio rivolgere un sentito ringraziamento a Mons. Joseph Murphy, padre della felicissima intuizione che ha portato alla fondazione del Gruppo. Ricordo con piacere l’apprezzamento dei superiori durante l’apertura della porta Santa nel Giubileo straordinario della Misericordia, quando il Sodalizio offrì il proprio servizio con i ministranti Allievi, e tante sono state le occasioni che hanno visto i nostri giovani adoperarsi con passione e capacità. L’obiettivo del Gruppo Allievi era ed è quello di creare nel Sodalizio delle basi solide sulla formazione dei giovani, offrendo loro la possibilità di crescere, confrontarsi, mettere a disposizione le loro energie facendoli sentire ciò che sono: risorse straordinarie ed imprescindibili per il futuro di ogni società umana. Il mio auspicio è che questo impegno prosegua e si accresca nel tempo per ampliare ancora di più gli orizzonti dell’Associazione. In conclusione, cari Soci e amici, voglio qui ricordare come l’occasione dell’anniversario del cinquantesimo, ci abbia dato la possibilità, grazie all’impegno dei superiori, di riqualificare gli spazi della nostra sede, portando a compimento l’opera di rinnovamento iniziata nel 2015 con la ristrutturazione della cappella. A breve, dunque, la casa dell’Associazione e gli spazi che ci ospitano da tanto tempo e che custodiscono la nostra storia e la nostra tradizione, saranno ancora più accoglienti. Voglio salutarvi ricordando ancora una volta l’incontro con il Santo Padre dello scorso gennaio. Papa Francesco, tra le molte splendide parole delle quali ci ha fatto dono in quell’occasione, ci ha invitati a ricordare, citando la sua Enciclica “Fratelli Tutti”, come la vita è l’arte dell’incontro, nonostante i tanti possibili scontri con l’altro. Il mio auspicio e l’augurio che rivolgo a tutti noi è proprio quello di non dimenticare mai quanto sia importante adoperarsi per essere costruttori di incontri e di accoglienza. Tenendo a mente questo, e con il sostegno della fede, proseguiamo nel nostro cammino come fratelli al servizio di un bene più grande.
Successivamente, il Dirigente della Sezione Caritativa ha presentato il bilancio consuntivo del 2021 e il bilancio preventivo per il 2022, frutto della sensibilità di tutti. Di seguito il Tesoriere, con la lettura del Bilancio consuntivo 2021 e del Bilancio preventivo 2022, ha riferito il consistente stato patrimoniale e la copertura finanziaria per la fine dei lavori di restauro della sede. Il Collegio dei Revisori, infine, dall’attenta valutazione della relazione contabile, premesso che nessuna verifica è intervenuta da parte della Segreteria di Stato, ha confermato il consistente stato patrimoniale e ha espresso parere favorevole ai bilanci presentati all’Assemblea.
L’Assemblea dei soci, pertanto, ha approvato ad unanimità il bilancio consuntivo 2021 e successivamente il bilancio preventivo 2022.

Luca Valente

8 Gennaio 2022 - Solenne Udienza di Papa Francesco per il 50° Anniversario dalla fondazione dell'Associazione Ss. Pietro e Paolo

Sabato, 8 Gennaio 2022, Solenne udienza di Papa Francesco in Aula Paolo VI in Vaticano per il 50° Anniversario dalla fondazione dell’Associazione Ss. Pietro e Paolo, erede della Guardia Palatina d’Onore di Sua Santità. Lo storico incontro, caratterizzato da una straordinaria e gioiosa partecipazione di soci, aspiranti, allievi, unitamente a familiari ed amici, è stato preceduto da un ricco repertorio di inni impeccabilmente eseguiti dalla Fanfara dell’Associazione, e dalla trasmissione di alcuni filmati sulla struttura organizzativa e sulle innumerevoli attività svolte dalle Sezioni del Sodalizio.
All’inizio dell’incontro il Presidente Milli ha affettuosamente ringraziato i soci, l’Assistente e il Vice-Assistente Spirituale per l’importante traguardo raggiunto per il 50° Anniversario dell’Associazione. Un particolare ringraziamento alle mogli e alle mamme per la missione dei soci, ricordando come il cuore della famiglia è la donna. È la moglie che ci aiuta nel nostro percorso associativo. Il Presidente ha brevemente ripercorso la storia delle origini della Associazione, nata nel 1971 per volontà di Papa Paolo VI, al fine di raccogliere l’eredità di ideali della Guardia Palatina d’Onore di Sua Santità, istituita dal Beato Pio IX nel lontano 1850, unificando i preesistenti due corpi armati della Milizia Urbana e della Guardia Civica Scelta, illustrando quindi il cammino attento e laborioso degli appartenenti all’Associazione sempre silenziosamente attivi.
Laddove la Guardia Palatina d’Onore accoglieva i Capi di Stato, l’Associazione nasce per accogliere i fedeli e per donare loro un sorriso. Un servizio concreto e trasparente, senza fronzoli, che con i cappellani stiamo cercando di trasmettere alle nuove generazioni. Trasmettiamo ai giovani d’oggi, spesso disorientati e confusi, l’amore per il prossimo. L’unico libro è l’insegnamento. Cerchiamo di far vedere il nostro cuore. Il messaggio del Papa è accogliere con il cuore.
Il Presidente ha quindi rivolto un sincero ringraziamento a Sua Santità per questo incontro così speciale ed emozionante per tutti noi. Cinquant’anni fa, seguendo le istanze riformatrici del Concilio Vaticano II, San Paolo VI volle trasformare l’allora Guardia Palatina d’Onore in un’associazione di fedeli dedicati al servizio del Santo Padre e della Chiesa, affidandole una missione di solidarietà verso i più bisognosi e di accoglienza di pellegrini provenienti da ogni parte del mondo. Santità, per portare avanti la nostra missione troviamo grande forza nei Suoi insegnamenti, che insistono sull’Amore, la misericordia, la fratellanza e l’incontro. Le Sue parole illuminano il cammino della nostra Associazione e il nostro impegno quotidiano è quello di attuarle, traducendole in azioni e gesti concreti. In un recente Angelus, Lei ha esortato i fedeli con queste parole: «Non dimentichiamo che il primo atto di Carità che possiamo fare al prossimo è offrirgli un volto sereno e sorridente» (Angelus, 19 dicembre 2021). Questa frase mi ha fatto pensare al nostro operato. Infatti, ogni volta che siamo chiamati a metterci al servizio dei poveri o ad organizzare l’accoglienza dei fedeli nella Basilica di S. Pietro o altrove, cerchiamo di offrire quel sorriso che è come il primo abbraccio che accoglie il nostro fratello giunto a volte da molto lontano. Un sorriso, una parola di incoraggiamento o una breve indicazione sono elementi semplici, eppure così importanti, per costruire incontri che riempiono il cuore. Oggi, in un tempo di difficili prove che stiamo affrontando, credo che creare anche un solo momento di gioia, di gentilezza e di speranza significhi veramente mettersi al servizio e fare la volontà del Signore. Nel corso degli anni, e in particolare nell’ultimo decennio, l’Associazione ha intensificato le proprie attività avvalendosi delle competenze di tutti i Soci e delle sinergie instaurate con le altre realtà che operano in Vaticano. Tra le iniziative di questi anni, vorrei menzionare la formazione dei giovani che desiderano far parte della nostra Associazione. Offriamo questo servizio con gioia, perché siamo convinti che i giovani siano risorse straordinarie ed imprescindibili per il futuro di ogni società umana. Contribuire alla loro crescita significa non solo garantire nuova linfa al nostro Sodalizio, ma anche imparare da loro, confrontandoci con realtà nuove e creative che è nostro dovere valorizzare e incoraggiare. In conclusione, Santità, voglio qui ricordare la visita che il Suo venerato predecessore San Giovanni Paolo II fece alla sede dell’Associazione poco prima del Santo Natale del 1980. In quell’occasione il Pontefice definì il nostro Sodalizio «L’Associazione della Casa del Papa. L’Associazione più vicina al Papa!». Ecco, Santità, quelle parole rappresentano per noi una bella espressione di fiducia e anche una grande responsabilità. Noi oggi ci sentiamo particolarmente vicini a Lei; da Lei attendiamo una parola per orientare i nostri passi e confidiamo, con il sostegno del Signore, di essere sempre all’altezza dei compiti che ci vengono affidati. Grazie, Santità! A nome di tutta l’Associazione, Le auguro un buon anno nuovo! Che Dio La benedica e la protegga sempre!
A seguire, il solenne discorso di Sua Santità, Papa Francesco, che ha rivolto un sentito ringraziamento al Sodalizio per il prezioso servizio reso dall’Associazione nel corso dei 50 anni di fedeltà alla Sede Apostolica, soffermandosi in specie sull’importanza della testimonianza di Fede nei servizi liturgici prestati durante le celebrazioni pontificie, sempre con il sorriso rivolto ai fedeli provenienti da tutto il mondo. Grazie per questo stile del sorriso: credo che sia un po’ la vostra mistica. Sempre il sorriso, che favorisce l’incontro. Il sorriso è un ponte. Mi tornano alla mente le parole di San Giovanni XXIII: “Io metto i miei occhi nei vostri occhi, metto il mio cuore vicino al vostro cuore”. Questa espressione esprime bene il senso cristiano dell’incontrarsi. E ora vorrei lasciarvi qualche indicazione per il futuro, perché il vostro prezioso servizio possa continuare ad essere testimonianza per chi incontrerete, in un contesto che risentirà ancora degli effetti della pandemia.
Il Sommo Pontefice ha quindi rimarcato la fedeltà del Sodalizio alla Sede Apostolica con il passaggio istituzionale dalla Guardia Palatina d’Onore: È bello vedere che, in questo mezzo secolo di vita, voi siete passati dall’essere “guardia d’onore di palazzo” all’onore di essere “a servizio” dell’umanità pellegrina, rendendo così una particolare testimonianza di vita cristiana, di apostolato e di fedeltà alla Sede Apostolica.
Cosa rappresentano i vostri 50 anni di storia? Possiamo rispondere a questa domanda con il titolo del vostro periodico: “Incontro”. Infatti la vostra storia è fatta di continui “incontri”. Nell’incontro c’è sempre un movimento. Se tutti stiamo fermi, non ci si incontra mai. «La vita è l’arte dell’incontro, anche se tanti scontri ci sono nella vita» (Enc. Fratelli tutti, 215). Ma la vita è questo: l’arte dell’incontro, che è come l’ossigeno della vita. Per questo abbiamo bisogno di una cultura dell’incontro, perché «come popolo ci appassiona il volerci incontrare, il cercare punti di contatto, gettare ponti, progettare qualcosa che coinvolga tutti» (ibid., 216). È questo il criterio che dà senso al vostro impegno quotidiano – e vi ringrazio tanto! Attraverso i vostri servizi quotidiani voi diventate artigiani dell’incontro, portando il calore della gentilezza di Gesù a chi entra nella Basilica di San Pietro, a chi ha bisogno di un’indicazione, a chi ha bisogno di un sorriso per sentirsi a casa.
E ancora il Papa ha esortato gli appartenenti al Sodalizio a fare tesoro di quanto si è vissuto, tenendo conto dei cambiamenti nei rapporti umani prodotti dalla pandemia.
“Ricominciamo con più umanità, guardando a Gesù, con la speranza nel cuore”. Questo sarebbe come il programma che io vi do, un po’ un “programma a casa”. Credo che possa ispirarvi. Ricominciamo. Certamente facendo tesoro di quanto si è vissuto, tenendo conto che siamo tutti un po’ cambiati e, spero, migliorati, ma sempre pronti a servire secondo il motto della vostra Associazione: “Fide constamus avita”: “Perseveriamo saldamente nella fedeltà dei nostri padri”.
Ricominciamo con più umanità. Se siamo cambiati un po’ tutti è perché ci siamo resi conto, con quello che abbiamo vissuto, che ciò che veramente conta nella vita sono i rapporti umani. Tutti sentiamo il bisogno di volerci bene, di vivere più uniti, di sentirci rivolgere parole buone e incoraggianti e, a nostra volta, di donarle con uno stile di vita pieno di speranza. Vi incoraggio a continuare a mostrare questo volto con più umanità.
Ricominciamo guardando Gesù. La vostra Associazione ha sempre proposto la vita di Gesù come lo stile di vita pienamente umano, il punto di riferimento e il fondamento per l’uomo di ogni tempo, e quindi anche per l’uomo di oggi. Ancora di più ora, vogliamo testimoniare la nostra fede annunciando che la nostra vita concreta trova la sua radice nell’umanità di Gesù. Dunque, conoscere meglio Lui, conoscere come ha condotto la sua esistenza, quello che ha detto, come si è relazionato con gli altri, è fondamento per scoprire come vivere umanamente l’oggi. Guardando a Lui ci sentiamo chiamati sempre di più a un servizio quotidiano fatto di accoglienza, di condivisione, di ascolto fraterno, di vicinanza umana. Credo che così si possa mostrare, con i fatti, la bellezza e la forza del Vangelo.
E infine: Ricominciamo con la speranza nel cuore. Cari fratelli e sorelle, la speranza non deve mai mancare nel cammino del credente, quella speranza che non delude, non delude mai. Siamo di Cristo, siamo innestati in Lui con il Battesimo; in noi c’è la sua presenza, c’è la sua luce, la sua vita. Camminiamo dunque sorretti dalla sua Parola: è Parola di Vita. Camminiamo con gioia e speranza, consapevoli che il Signore non smetterà mai di sostenere il nostro impegno di bene. Lo dico rivolgendomi in modo speciale ai giovani: vi incoraggio a donare le vostre energie per chi è nel bisogno, per diventare uomini capaci di incontri veri e sinceri.
Affido a Maria, Virgo Fidelis voi cari Soci, i vostri familiari – ai quali togliete tempo per dedicarlo con generosità alla Santa Sede – e tutte le persone a voi care. Vegli la Vergine Santa con il suo amore materno su ciascuno di voi, Per questo, prima della benedizione, recitiamo insieme la Preghiera dell’Associazione: Vergine Santa e Madre nostra tenerissima, che fosti sempre fedele a Dio nell’eroico adempimento della tua sublime missione, deh, ci ottieni, ti preghiamo, che, dietro il tuo esempio, ci manteniamo anche noi, fedeli in tutte le vicende della vita, alla nostra vocazione cristiana ed ai cenni della divina grazia. Abbiamo assunto col nostro Dio impegni sacrosanti: tu ci impetra che la nostra fede, da ogni parte insidiata e combattuta, non vacilli giammai. Siamo figli della Chiesa: tu fa’ che, fermi nell’amore ardente alla Chiesa stessa e nell’obbedienza devota al suo Capo visibile, sia nostra gloria fortemente operare e generosamente soffrire. Così, da te aiutati, o Vergine Maria, compiuta la nostra terrena giornata, meriteremo in cielo l’immortale corona. Amen. Virgo Fidelis, ora pro nobis. Ed ora vi do la Benedizione, che estendo alle vostre famiglie, ricordando specialmente i bambini e le persone ammalate. E vi chiedo per favore di pregare per me. Grazie!

Il Presidente Milli, da ultimo, ringraziando Sua Santità con un pregevole dono della Virgo Fidelis ha sottolineato la fedeltà senza soluzione di continuità dell’Associazione alla missione di solidarietà e di accoglienza affidata dal Papa.

Luca Valente