gratuito,  fatto solo da romani; di un eloquente riconoscimento del legittimo Sovrano da  parte del popolo che plaudendo offriva gli uomini e le braccia.
      Questo  concetto volle ribadire Leone XIII in una udienza ad alcuni ufficiali della  Guardi
a, tra i quali trovavasi anche il capitano Benincampi, che ne  scriveva:  Agli omaggi, ai ringraziamenti, agli auguri, Egli rispose di amare le  sue Guardie Palatine, perché rappresentavano un plebiscito armato permanente,  della devozione e della fedeltà dei romani verso la Santa Sede, e verso il loro  legittimo Sovrano, il Papa. Lodò la sua guardia per i nobili servizi in ogni  contingenza da essi prestati, con slancio affettuoso e disinteressato. Poi  soggiunse: I tempi sono brutti, ma ben  peggiori ne minaccia l’avvenire. Io ho posto la mia causa, la causa della  Chiesa, nelle mani di Dio; ma confido anche in voi e nel filiale vostro amore.
      Il  reggimento continuò a far servizio col solito zelo durante gli anni più  dolorosi, me
ntre le furie dell’anticlericalismo imperversavano e la libertà di  pensiero, d’azione, era diventata monopolio di pochi, non certo amici della  Chiesa. Il Giubileo universale del 1879, quello del 1881, l’esposizione  mondiale in Vaticano dei doni inviati a Leone XIII pel suo giubileo sacerdotale  del 1888, offrì alla Guardia non ristretto campo di mostrarela serietà della  sua organizzazione, l’importanza del suo compito, la disciplina dei suoi  militi, come era già avvenuto pel precedente conclave. S’era allora disposto –  e lo sappiamodal relativo rapporto – che una compagnia venisse acquartierata nel cortiletto del Maresciallo, ove, nel Sacro  Palazzo Apostolico del Vaticano, vi è l’ingresso c
he in tale circostanza viene  riservato per i conclavisti, e [che] colà mettesse una sentinella continua in  ciascuna delle rote del Conclave, alle quali presiedevano alcuni Prelati. Prima  di notte 13 febbraio 1878 gli Eminentissimi Cardinali fecero ingresso nel  Conclave, e l’ordinato servizio militare venne effettuato con la dovuta  puntualità.
      Il  19 maggio 1889 fra blasfemi tripudi, s’inaugurava in Roma il monumento a  Giordano Bruno. La Guardia Palatina accorreva spontaneamente in massa al  Vaticano, e vi rimane, vigile, per tre giorni. Nel 1892, sia per le nuove  circostanze, sia allo scopo di rendere più attiva l’opera del Corpo, il  Pontefice Leone XIII emanò un regolamento, che fu in vigore sino a pochi anni  or sono.
      Tracciamo  le linee principali. La Guardia passò alle dipendenze del Cardinale Segretario  di Stato e ri
cevette gli ordini dal Maggiordomo per i servizi di Palazzo, dal  Maestro di Camera per l’anticamera; in seguito abolita la carica di  maggiordomo,ogni ordine venne dal secondo. Gli effettivi furono ridotti ad un  battaglione di quattro compagnie da 80 a 100 uomini. Si fissò l’età  d’arruolamento fra i 18 anni e i 30; necessaria la cittadinanza romana o per  nascita o per abituale dimora, ottima condotta religiosa e civile, discreta  condizione di vita. Armi e vestiario a carico della Santa Sede, abrogazione di  molti privilegi ormai in contrasto coi temp
i.
      La  Guardia Palatina d’Onore come già la Milizia Urbana, e la Guardia Civica, manda  ogni giorno in anticamera un ufficiale ed un picchetto di sei uomini più un  graduato. Presta inoltre servizio di sicurezza in periodo di sede vacante, di  parata nelle Cappelle papali, nelle visite dei Capi di Stato esteri, e presta  tutti quegli altri servizi che, di volta in volta vengono richiesti.
Il resto che è molto, è  storia di ieri. Dal Giubileo del 1900 a quelli degli ultimi anni, nel corso di  grandi pontificali,sino al tempo nostro, fra trionfali funzioni, commosse  udienze, solenni visite sovrane, indimenticabili festose parate negli  accoglienti e nostalgici viali dei giardini vaticani,in giorni limpidi e lieti,  in ore fortunose e tristi, la Palatina fu sempre indero
gabilmente presente e  caldamente fedele, riscuotendo l’ambito elogio e le paterne benevolenze di Pio  X, Benedetto XV, Pio XI, e del regnante Pio XII. Ed intanto veniva giù col  volgere perenne degli anni, attivi e cavallereschi comandanti dal marchese  Giuseppe Guglielmi, al marchese Giovanni Lepri, (1878-
    1883), al conte Antonio  Spreca (1884-1886), al commendator Fortunato Crostaros
a (1887-1903), al conte  Camillo Pecci (1903-1912),al commendator Giovanni Battista Di Pietro  (1912-1916), al conte Mario Carpegna (1916-1919), al commendator Odoardo  Tabanelli (1919-1929), al grande ufficiale Enrico Vuillemenot (1931-1937), ed  infine al conte Francesco Cantuti (1937-1970).
      Pagato  non lieve tributo di mobilitati e di sangue alla Patria comune nel corso della  guerra europea, presto ricomponendosi e sempre più prosperando, vide con gioia  indescrivibile realizzarsi l’auspicata Conciliazione, che spegnendo per sempre  l’eco ormai lontana di fatali e dolorosi contrasti, l’ha resa milizia  volontaria di figli devoti e di riverenti diocesani intorno al Papa, Vescovo di  Roma.
    Da  allora in poi gli organi di comando hanno saputo attivamente promuovere e  vengono curando con felice intuito e con notevole efficacia molteplici riforme  e variate iniziative volte a sempre meglio mettere il Corpo nella possibilità  di corrispondere in pieno, e moralmente, e materialmente ai nuovi come ai  vecchi doveri.
Questa breve storia è stata realizzata ricomponendo 8 articoli apparsi si “Vita Palatina” negli anni 40 del passato secolo.
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