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Periodico dell'Associazione

 

La felicità è verso l'alto

 

isdc

Io sono di Cristo...

 

Il Beato Pier Giorgio Frassati

“Vivere senza una fede, senza un patrimonio da difendere, senza sostenere in una lotta continua la Verità, non è Vivere, ma vivacchiare.” (Lettera a Isidoro Bonini, 27 febbraio 1925). Pier Giorgio Frassati nasce nel 1901 da una famiglia dell’alta borghesia piemontese. Il padre Alfredo, dapprima direttore del quotidiano “La Stampa”, si impegnò nella politica di inizio Novecento in qualità di Senatore del Regno d’Italia e Ambasciatore a Berlino; un uomo dagli alti valori morali, secondo la tradizione laico-liberale, ma non credente. Alfredo desiderava per suo figlio un’importante carriera politica, ma la Provvidenza condusse Pier Giorgio su un cammino diverso. Durante la sua formazione, il giovane frequenta un Istituto di gesuiti, avvicinandosi alla spiritualità cristiana.

Il sentimento religioso di Frassati si manifesta concretamente nel suo carisma missionario. Nonostante la disapprovazione dei suoi genitori, Pier Giorgio trascorre lunghe giornate al servizio dei poveri torinesi guadagnandosiFrassati1 il soprannome di “facchino degli sfruttati”. Anche nella scelta degli studi universitari Pier Giorgio si mantiene fedele alla sua missione caritativa: si iscrive alla Facoltà di Ingegneria Meccanica, con indirizzo al settore minerario, per essere - come diceva - “povero come tutti i poveri”. Non c’era famiglia a Torino che non avesse conosciuto la generosità di Pier Giorgio. I suoi doni non consistevano soltanto in cibo o beni di prima necessità, ma soprattutto nel sorriso della Carità. C’era una gioia contagiosa, un’indomita allegria nello sguardo di quel giovane: “Tu mi domandi se sono allegro; e come potrei non esserlo?”, rispondeva Pier Giorgio a chi lo interrogava incredulo, “finché la Fede mi darà la forza sarò sempre allegro! Ogni cattolico non può non essere allegro: la tristezza deve essere bandita dagli animi cattolici; il dolore non è la tristezza, che è una malattia peggiore di ogni altra. Questa malattia è prodotta quasi sempre dall’ateismo”.

Pier Giorgio aveva compreso che ogni cristiano trae la propria linfa vitale dalla preghiera e dai Sacramenti, costituendo così un movimento circolare tra uomo e Dio: “Gesù nella santa comunione mi fa visita ogni mattina. Io gliela rendo, con i miei poveri mezzi, visitando i poveri”. Anziché rinnegare le sue origini borghesi, Pier Giorgio decise di sfruttare la propria posizione sociale per aiutare i più deboli. Nel suo percorso spirituale, impossibilitato a diventare sacerdote per l’opposizione dei genitori, divenne terziario domenicano. Il giovane Frassati trovava tempo per coltivare numerose passioni: lo sport, la lettura dei testi sacri e dei classici letterari, l’associazionismo, in particolare con l’Azione Cattolica, la FUCI e la Conferenza San Vincenzo De Paoli. Pier Giorgio testimoniava il proprio credo pubblicamente e senza riserve: “La Fede investe la totalità della vita.Frassati Vorrei che Cristo fosse presente nella scuola, nella società, nella politica, nel sindacato, nelle fabbriche, ovunque! Nel cuore, come nell’impegno sociale o politico, sono di Cristo” (Se non avessi l’Amore, 1991, regia di Leandro Castellani).

Il beato torinese radunò intorno a sé un ampio gruppo di amici, che giocosamente chiamò “Società dei Tipi Loschi”. Con loro Pier Giorgio condivideva l’impegno sociale ma anche escursioni e momenti di svago. La sua più grande passione era la montagna. Nell’alpinismo, in ogni passo verso la vetta, trovava un ulteriore modo di glorificare e adorare Dio.

Un mese prima della sua morte, Pier Giorgio si reca con gli amici presso la Val Grande di Lanzo, per quella che sarebbe stata la sua ultima scalata. È il 7 giugno 1925. Sulla foto che lo ritrae, aggrappato alla roccia, scriverà: «Verso l’alto». Come un alpinista nella sua scalata abbraccia con lo sguardo porzioni crescenti di paesaggio e agile si porta verso cima per ammirare tutte le vallate, così il cuore di un giovane custodisce ambizioni e desideri sottaciuti, il cui orizzonte è tanto più ampio quanto più elevata a Dio è la sua Anima. La meningite ci ha prematuramente sottratto Pier Giorgio, ma la sua esistenza ci continua a ricordare che l’orizzonte di vita di ogni cristiano si rivela pienamente nel fiducioso abbandono a Dio.
Il Gruppo Allievi, eleggendo a patrono celeste questo beato, si propone di formare audaci testimoni di Cristo, in grado di donare alla spiritualità di ogni uomo ciò che il materialismo del nostro secolo si è rivelato incapace di offrire: la felicità di vivere “Verso l’Alto”.

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